Le cronache degli ultimi tempi restituiscono un repertorio di immagini purtroppo tragiche per le nostre coste: tra sistematici sbarchi di popolazioni migranti, frane e alluvioni legate al dissesto idrogeologico i luoghi strategici per il rilancio del Paese sono sempre più percepiti come problema anziché come risorsa.
Con i suoi quasi 8 mila Km di coste, l’Italia detiene un immenso patrimonio storico e paesaggistico legato al mare e alla cultura delle città di mare. Piccoli e grandi realtà locali ereditate dal passato, mantenute con semplicità e non poche difficoltà fino agli anni ’60, sono di fatto stravolte da trasformazioni territoriali legate al turismo di massa a partire dagli anni del boom economico. Le trasformazioni che hanno interessato l’ambito costiero sono frutto di un riuso tendenziale del territorio che dagli anni ’60 ad oggi, oltre a mostrare caratteri di forte estraneità con l’ambiente naturale e con la storia, ha prodotto un isolamento sociale ed economico di questi luoghi.
Iniziamo una nuova indagine sul tema delle coste e delle città balneari. Di fatto un viaggio nel tempo, cercando di individuare risorse e criticità di uno scenario complesso costituito da: lungomari anni ’70, attrezzature in degrado, strutture ricettive, grandi impianti industriali costieri, strutture ed aree di difesa/militari in disuso, conflittuale rapporto con le infrastrutture, abusivismo edilizio e trionfo dell’estetica del kitch, privatizzazioni di fatto degli arenili, consumo delle risorse esauribili, erosione costiera, criminalità organizzata e disagio sociale.
La “città balneare” risulta essere una città lineare, sempre più energivora e stagionale. Le stesse spiagge sono vissute, a seconda dei periodi dell’anno, con modalità e da popolazioni diverse.
Proponiamo una serie di visioni trasversali nel tempo (stagionali), nello spazio dei paesaggi costieri (diverse fasce di territorio), nelle modalità d’uso, consapevoli della necessità di:
– ripensare ad un nuovo modello di turismo balneare che sappia valorizzare e rilanciare il locale come attrattiva nazionale ed internazionale;
– ripensare ad un nuovo modello sostenibile di sfruttamento e potenziamento delle infrastrutture per il trasporto marittimo e la navigazione da diporto;
– riqualificare questi luoghi pubblici per mezzo di un progetto di suolo, strettamente legato alle modalità di svolgimento delle pratiche collettive, in grado di permettere una accessibilità a luoghi che nell’illegalità sono diventati “privati”.
A breve sarà estate: fotografate e raccontateci i Vostri luoghi di villeggiatura!
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